Monday, June 05, 2017

Intervista di Proyecto Puente

Traduzione dell'intervista pubblicata oggi sul giornale online Proyecto Puente
> Entrevista en español

Nell'Università di Sonora c'è un professore che prima di dedicarsi alla docenza fu ragioniere, programmatore e carabiniere nel suo paese natale: l'Italia.

Si chiama Luca Geremia, è di Pordenone ed ha 39 anni di cui 11 li ha vissuti ad Hermosillo, città in cui arrivò insieme ad una giovane sonorense che conobbe in Internet.

"María Olivia la conobbi in Napster, uno dei primi programmi che c'erano per scaricare musica da Internet, io non parlavo spagnolo e lei studiava italiano" ricorda.

La sua vita cambiò totalmente quando la conobbe in persona e seppe que era l'amore della sua vita, si sposarono nel 2004 e l'anno successivo si trasferirono ad Hermosillo


"Avevo un'idea completamente diversa del Messico perché non conoscevo il deserto di Sonora. Dell'Italia c'è lo estereotipo della mafia e le gondole e del Messico il "sombrero", l'asino e tequila", commenta.

La prima sorpresa che Luca trovò fu quando arrivo ad Hermosillo, nonostante fosse inverno c'era molto caldo "C'erano 30 gradi quando sono sceso dall'aereo", ricorda.

Visto che era Dicembre, il suo piano era cercare lavoro in Gennaio. Avrebbe dovuto lavorare per l'impresa di suo suocero, però con la visita al Dipartimento di Lingue Straniere i piani cambiarono.

"Siamo stati a vedere se c'erano opportunità, risultò che la maestra che dava le lezioni di italiano stava studiando un dottorato e doveva assentarsi, mi hanno offerto il lavoro nel Gennaio 2006" raccontò.

Dopo fu il momento di imparare spagnolo frequentò un corso però solo per tre settimane, lo imparò solo visto che la vita quotidiana fu quello che più lo aiutò a perfezionare la lingua che oggi parla con fluidità.
[chiarimento: lo spagnolo lo iniziai a capire con il mio primo viaggio in Messico nel dicembre 2002, successivamente ebbi l'opportunità di tornare altre due volte in Messico per sposarmi e per una vacanza oltre a due estati consecutive in Svizzera da una cugina di mia moglie, posto in cui iniziai a dire qualche piccola frase. Quello che mi aiutò a comprendere lo spagnolo furono i film con i sottotitoli e per migliorare la mia ortografia devo ringraziare a Word]

Ci furono priorità

In 11 anni e mezzo Luca è tornato in Italia solo 2 volte e non perché non gli piace il suo paese natale bensì perché ci sono aspetti più importanti nella sua vita.

Suo figlio Leonardo (il cui nome è in onore a Leonardo Da Vinci) è nato sordo, affetto da ipoacusia bilaterale profonda, per questo è stato operato  ed ha un impianto cocleare.

"L'impianto ci è costato 30mila dollari ed in Messico se non si hanno soldi si devono fare molti sacrifici" spiega.

Fu la condizione di suo figlio che fece nascere in Luca l'interesse di voler specializzarsi di più nell'area educativa. Studiò la facoltà di psicologia ed attualmente è anche specializzato in didattica italiana.

Non torna più

Oltre ad essere genitori di Leonardo, che attualmente ha 11 anni, Luca e sua moglie Marìa Olivia hanno 2 figlie: Giulia Rebecca di 8 anni e Giada Sofia di 9 mesi.

Vedere felici i suoi figli è uno dei motivi più importanti perché non gli interessi trasferirsi in Italia, considera che il Messico e specialmente Hermosillo è ideale perché si godano l'infanzia.

"Non tornerei in Italia per i bambini, perché loro possano godersi l'infanzia tra piñatas, amici, feste, sempre c'è qualcosa per potersi divertire, ci sono sempre scuse per far festa" spiega.

Ed è precisamente in queste festività costanti dove Luca ha potuto confermare quanto gli piaccia la gastronomia sonorense "Specialmente i tamales ed il pozole rojo di mia suocera" commenta.

Nonostante ciò gli manca la pizza, piatto che per lui "non esiste ad Hermosillo" e solo lo ha potuto mangiare a San Carlos nel ristorante di un altro italiano.

"Infatti c'è una piccola comunità italiana in Sonora" non siamo in molti, forse una quindicina e sì, ogni tanto ci riuniamo", spiega.

Si sente sonorense

Se non fosse perché è stato in Sinaloa e a Puebla per motivi lavorativi, Luca conosce solo Hermosillo, per cui non si considera italo-messicano bensì italo-sonorense.
[chiarimento: a Culiacán (Sinaloa) ci sono stato un paio di volte e per motivi non lavorativi, invece a Tehuacán nello stato di Puebla sì per dare alcune conferenze nel 2002. Inoltre non conosco solo Hermosillo bensì vari paesini di Sonora come Ures, Aconchi, Magdalena, Nogales, Obregon, Alamos, ecc.]

L'unica cosa che non gli piace sono i "narcocorridos", oltre al fatto che non condivide il contenuto dei testi di queste canzoni lui è rockettaro ed i suoi gruppi favoriti sono i Metallica ed AC-DC.

Nel suo tempo libero gli piace scrivere nel suo blog, partecipare alle attività che si svolgono in città, ascoltare musica e soprattutto passare tempo con i suoi figli, si considera un papà molto "coccolone".

Friday, June 02, 2017

La bandiera italiana



COM'È NATO IL TRICOLORE?
Verde, bianco, rosso. Tre strisce verticali di eguale dimensione che compongono il nostro vessillo nazionale. Esposto e onorato nelle celebrazioni ufficiali come nelle manifestazioni sportive, il Tricolore fa parte della nostra cultura da oltre due secoli. L'origine della bandiera italiana risale alla fine del ’700. Infatti, fece la sua prima comparsa ufficiale nel 1796, in occasione della nascita della Repubblica Cispadana. Nel verbale della riunione del 7 gennaio 1797 si legge: “Fa pure mozione che si renda Universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti”. Perché furono scelti questi colori? Sulla questione si è discusso molto e le risposte arrivano anche dalla poesia. Dall’Ongaro risponde: «I tre colori della tua bandiera non son tre regni, ma l’Italia intera: il bianco l’Alpi, il rosso i due vulcani, il verde l’erba dei lombardi piani». Carducci, invece, scriveva: «Quei colori parlarono alle anime generose, con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde la patria sta e si augusta: il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l'anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de’ poeti; il rosso, la passione e il sangue dei martiri e degli eroi». Altri, sostengono che la nostra bandiera sia derivata da quella francese, sostituendo il blu con il verde. Un modo, forse, per auspicare che gli ideali di Libertà, Uguaglianza, Fratellanza trovassero terreno fertile anche nella nostra Penisola. Ma nulla di certo. Con la proclamazione del Regno d'Italia, sullo stendardo fu aggiunto lo stemma della corona reale sabauda, fino al 27 dicembre 1947, giorno in cui il Tricolore venne fissato come bandiera nazionale. L'articolo 12 della Costituzione della Repubblica Italiana recita "La bandiera della Repubblica è il Tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni".